Leonardo

Fascicolo 12


LUDWIG BUSSE - Geist und Körper. Seele Leib. Leipzig. - Verlag der Dürr'schen Buchh. 1903.
recensione di Pietro L'eremita (Piero Marrucchi)
pp. 29-30


p. 29


p. 30



   In questo grosso volume di 488 pagine, il Busse ci dà una critica esauriente del parallelismo psico-fisico, e spezza una lancia in sostegno della teoria della reciproca azione tra anima e corpo. E, veramente, la teoria parallelistica, con buona pace del Wundt, è una costruzione mentale molto barocca! La critica del concetto di causa, su la quale essa pretende di fondarsi, si risolve in uno scrupolo che nasce da ignoranza dell'origine psicologica della causalità. Poichè Ia causalità psico¬fisica che il parallelismo rinnega, è l'unica di cui noi abbiamo esperienza immediata, e la causalità fisica, che il parallelismo ammette (spesso con una serenità dommatica che le ombre di Hume e di Kant non valgono a turbare minimamente!) non è che una forma derivata, un trasferimento analogico alle cose esterne di una categoria mentale che serve ad esprimere un fatto di esperienza interna. La causalità si riduce in fondo alla coscienza dello sforzo volontario: quindi, il rapporto psico-fisico è il dominio più legittimo di questa categoria, la quale, se mai, può apparire un'intrusa nella sfera delle scienze fisiche. (Così la pensano, per es., fra altri, il Kirchhoff e il VoIkmann). È inutile che il Wundt venga a dirci che la causalità psico-fisica, non comportando equivalenza di energia, è un concetto antiscientifico! Come se i domini della meccanica avessero un valore assoluto, e non fossero possibili altre costruzioni mentali che quella fondata su i principi di equivalenza e di persistenza!
   Contro il parallelismo, L. Busse osserva anche con ragione che manca assolutamente un parallelo fisico per l'unità della coscienza, appercezione trascendentale o coscienza dell'io.
   L'Höffding pretende di averlo trovato nel sistema nervoso: «come la coscienza unisce ciò che giace disperso nei tempo e nello spazio, così il sistema nervoso unisce le diverse parti dell'organismo fisico». Ciò ricorda il famoso «come l'orina è una secrezione dei reni, così il pensiero ecc. ecc.!» Il sistema nervoso, nonostante la sua funzione centrale, rimane pur sempre una parte accanto ad altre parti: la coscienza invece unisce i fenomeni in sè, come inerenti a sè stessa. Si notomizzi quanto ai vuole il corpo, si scrutino ad una ad una le cellule del cervello: l'io trascendentale rimarrà sempre un sublime solitario che non ammette confronti nel piano fisico.
   È curiosa la scappatoia del Fechner e del Heymans: «ciò che è uno nella psiche, può ben manifestarsi nel corpo come molteplice!» La insufficienza del parallelismo risulta mirabilmente dalla stessa terminologia, spinozistica. (Lo Spinoza è pure tenuto in conto di Santo Padre dai parallelisti!) L'anima è detta nell'Etica «idea corporis»: essa è nell'ordine ideale ciò che il corpo è nell'ordine spaziale. Ad ogni parte del corpo, ad ogni processo fisiologico corrisponde nel campo psichico un'idea: queste idee tutte insieme compongono l'idea corporis, come l'insieme dei modi somatici costituisce il corpo. Ma l'anima, secondo lo Spinoza, ha anche coscienza di sè stessa: essa non è soltanto idea corporis ma anche idea ideae corporis, o idea mentis. Or, a quest'ultima non corrisponde niente nell'ordine spaziale: non c'è un corpus corporis parallelo all'idea mentis.
   Così il pareggio tanto desiderato dalle piccole teste vaghe di simmetria è dimostrato irraggiungibile: un eterno credito a favore dell'anima rimane aperto nel libro della vita. L'anima, in fondo, non è che il nome che noi abbiam dato all'attività pura, e il corpo non è che il termine immediato dell'azione presa nella sua individualità concreta. Col nostro linguaggio grossolano ciò si può esprimere dicendo che l'anima agisce sul corpo ed iI corpo reagisce su l'anima: ma quest'ultima può, ritirandosi nel più intimo di sè stessa, sciogliersi dai vecchi rapporti e crearne dei nuovi.
   Non crediamo di far piccolo elogio di questo libro, dicendo che se ne potrà giovare assai la filosofia dell'azione.


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